Nel mirino dei Nas società
ciclistiche dilettantistiche
Le accuse sono ricettazione
e traffico di stupefacenti
Tredici misure cautelari, di cui otto in carcere, quattro ai domiciliari e una con obbligo di dimora è il bilancio di una vasta operazione antidoping condotta dai Nas dei carabinieri.
I reati contestati dal pm Gianfranco Colace, che ha coordinato l’inchiesta, sono ricettazione (relativamente al commercio di sostanze dopanti) e detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio (relativamente al solo nandrolone, da poco entrato nella tabella degli stupefacenti).
Tra gli arrestati figurano sei ciclisti della formazione amatoriale Miccoli di Pianezza (Torino) e un infermiere dell’ospedale Mauriziano di Torino, anch’egli ciclista amatoriale, accusato di aver sottratto delle sostanze medicinali, aiutato da una collega, per la quale sono stati disposti gli arresti domiciliari. Obbligo di dimora invece per la convivente dell’infermiere, accusata di aver coperto il traffico illegale di medicinali.
Dalle indagini è emerso inoltre che uno dei canali di “approvvigionamento” prescelti dai consumatori di sostanze dopanti era la rete Internet. Durante i quattro mesi di indagini gli agenti hanno intercettato numerosi pacchi sospetti provenienti da Cina, Serbia, Grecia, Polonia, Romania, Egitto.
L’operazione dei Nas ha coinvolto anche altre regioni italiane, con un totale di 102 perquisizioni tra Piemonte, Val D’Aosta, Lombardia, Emilia Romagna e Campania.
A Torino, nel mirino degli agenti sono finiti anche dei centri fitness, che rivendevano le sostanze ai propri clienti, altre due squadre di ciclismo dilettantistico, un giocatore di calcio della Lega Pro II divisione del Legnano e un nuotatore olimpionico che ha partecipato alle Olimpiadi di Atlanta nel 1996.
Ma l’indagine ha portato alla luce anche casi di doping che coinvolgono giovanissimi, facendo emergere risvolti agghiaccianti: nel registro degli indagati con l’accusa di ricettazione è finita anche una madre che forniva anabolizzanti alla figlia 15 enne.